L’editoria religiosa tira. E non stiamo parlando, in questa sede, degli editori cattolici che si sono recentemente riuniti in un’apposita associazione per promuovere le proprie pubblicazioni. No, il caso stavolta è quello degli editori cosiddetti “laici” che, scoperto il filone dello spirito, dedicano allo stesso uno spazio sempre maggiore nelle proprie collane. La (almeno un tempo) laicissima Feltrinelli, ricava per esempio un 7% del proprio cospicuo fatturato dalla vendita di titoli dedicati alla spiritualità.
Questo ed altri interessanti dati emergono da un articolo di Panorama dedicato al fenomeno ed in cui i principali protagonisti del settore fanno il punto della situazione. “Abbiamo rilevato un interesse così crescente per il settore da ritenere utile orientare il pubblico con una collana in cui confluiscono i best-seller dei grandi guru occidentali e orientali, accanto a nuovi titoli”, afferma per esempio Emanuele Basile, direttore della collana “Spiritualità” della Mondadori. “Il deficit di spiritualità delle società contemporanee - gli fa eco Gabriella Caramore, che dirige la collana “Uomini e profeti” della Morcelliana, emanazione dell’omonima trasmissione- “spinge inevitabilmente verso una sete d’anima di pirandelliana memoria che può anche rischiare la moda passeggera, ma nella maggior parte dei casi è sincera ricerca di un proprio percorso formativo, faticoso, serio”. “Nella generale mancanza di nuovi scenari e nuove teorizzazioni” conclude Simone Pagliaga, portavoce della Raffaello Cortina “solo la religione resta depositaria di idee forti”.
Almeno nell’editoria, insomma, ateismo e laicismo no pasaran.