venerdì 19 giugno 2009

Stand-by

Causa successive assenze per servizio e per diletto (e delle due cose assieme) del titolare, il blog va in stand-by fino alla seconda settimana di luglio.

Ovviamente non vanno in stand-by le altre attività di social networking del sottoscritto (elencate qui a destra, Facebook in primis) per cui ci si legge e scrive  eventualmente lì.

Stay tuned!

martedì 16 giugno 2009

L'Aquila: al via oggi il "G8 delle religioni"

Dopo i vertici di Mosca (2006), Colonia (2007) e Osaka (Giappone), promossi in occasioni e nei Paesi in cui si è svolto negli anni passati il Summit g8, i leader delle religioni mondiali tornano ad incontrarsi a Roma oggi e domani. Il vertice comincerà stamattina con una visita degli esponenti religiosi a L’Aquila, come atto simbolico verso la regione colpita dal sisma del 6 aprile. Poi l’apertura ufficiale dell’incontro si terrà a Roma nel pomeriggio a Villa Madama. Domani i lavori proseguiranno presso il Ministero degli Esteri. Per la Chiesa cattolica, parteciperà anche il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. E’ prevista anche una delegazione del Patriarcato di Mosca. L’incontro che da tre anni riunisce esponenti delle diverse fedi in occasione del summit G8 è ormai diventato una delle assemblee principali nel calendario del dialogo interreligioso.

Presentando l’incontro mons. Vincenzo Paglia, responsabile per  l’ecumenismo e il dialogo interreligioso in seno alla Cei, ha dichiarato che “i leader religiosi vogliono dire ai responsabili politici ciò che le religioni hanno in comune e cioè la convinzione che l'unità del genere umano non può essere ferita dagli interessi di parte e dalle violenza delle guerre''. Ed ha aggiunto: ''In tempi in cui i sogni si sono rarefatti, in cui anche in Europa e' diventato difficile riscaldare i cuori con prospettive universali, le religioni sono chiamate a dare il loro contributo perché la politica impari a sognare un mondo di pace per tutti i popoli della terra''. Sul sito di Radio Vaticana è disponibile un'intervista con il medesimo mons. Paglia.

lunedì 15 giugno 2009

"I colori del sacro": religioni e illustrazioni per l'infanzia in mostra da oggi ad Assisi

Si chiama “I colori del sacro” ed è l'unica manifestazione italiana  nel campo dell'illustrazione per l'infanzia dedicata a tematiche legate alle tradizioni religiose, quella che si apre oggi ad Assisi per concludersi il prossimo 15 luglio. L'iniziativa, nata inizialmente guardando alla tradizione ebraico cristiana, si è progressivamente aperta anche alle altre religioni ed esperienze culturali legate al sacro, ancor oggi vitali o che comunque sopravvivono in racconti, feste e riti appartenenti ai diversi popoli.

Nelle intenzioni degli organizzatori, le immagini degli artisti diventano veicoli per la conoscenza reciproca, finalizzata all'arricchimento e allo scambio, strumenti di dialogo diretti e facilmente comprensibili. La rassegna internazionale nasce dalla collaborazione tra la Diocesi di Padova e il Messaggero di Sant'Antonio che, nel marzo 2002, ne inaugurarono la prima edizione a Padova, negli spazi delle gallerie del Palazzo Vescovile, sede del Museo diocesano. Per diffondere quanto più il messaggio della rassegna è stata pensata fin da subito la formula della mostra itinerante e questa è appunto la volta di Assisi.

Il progetto ha anche un suo risvolto umanitario: Il tema della passata edizione, l'Acqua, ha dato spunto a quello che poi è diventato il progetto denominato "Gocce di solidarietà"e che prevedeva la raccolta di offerte spontanee da parte dei visitatori e finalizzate alla costruzione di pozzi in Burkina Faso e di cisterne in Brasile. La quarta edizione, sulla scia del tema della rassegna legato al fuoco e alla luce, intende invece sensibilizzare il visitatore alla valorizzazione di forme energetiche naturali, quali i raggi solari, proponendo ad esempio l'utilizzo di pannelli fotovoltaici in grado di trasformare in energia e calore una preziosa risorsa naturale di cui tutti disponiamo gratuitamente.

Sul sito della rassegna è possibile anche visitare le mostre degli anni precedenti.

venerdì 12 giugno 2009

Frank Stella: una Via Crucis per Roma con polemiche incorporate

Sono destinate a provocare polemiche le 14 stazioni della Via Crucis che il notissimo artista americano Frank Stella ha realizzato per la chiesa romana di Tor Tre Teste e che sono state presentate in anteprima a New York in attesa di giungere nella capitale. Del resto la chiesa, dedicata a Dio Padre Misericordioso e progettata da Richard Meier, alle polemiche è abituata, avendone provocate all’infinito fin dalla sua inaugurazione in concomitanza con il Giubileo del 2000.

Ma, appunto, c’è da scommettere che la Via Crucis realizzata da quello che è considerato uno dei più grandi artisti americani viventi e l’ispiratore della Minimal Art, contribuirà non poco a rinfocolare le polemiche. Il Corriere della Sera pubblica un’interessante intervista con Stella di cui purtroppo l’edizione online riporta soltanto un’anticipazione. Alla domanda su come descriverebbe la sua opera, così risponde: “Si tratta di 14 sculture piuttosto piccole –alte non più di 30 centimetri- che sporgono dal grande muro bianco al lato dei banchi. Ho usato solo acciaio inossidabile e resina plastica, curvando il metallo per creare il senso di continuità e movimento della Passione. Le 14 forme si muovono, per farti salire fino al Monte Calvario”.

Riguardo all’assenza di colore, Stella dichiara  di aver voluto “rispettare la gravitas del soggetto e il carattere ascetico della chiesa di Richard (Meier, ndr). Quando le vedi appese al muro, le mie stazioni formano un’unica immagine, ma allo stesso tempo proiettano delle ombre, creando un ulteriore livello di significato. Non volevo far competere colore e ombre e comunque queste ultime saranno completamente assorbite dal muro e dalla luce della  chiesa”.

Peccato che in rete non siano disponibili altre immagini della Via Crucis all’infuori di quelle riportate nell’articolo indicato sopra, ma c’è da scommettere che lui un’idea se l’è già fatta e sarà interessante conoscere la sua opinione.

Update: l'intera intervista è disponibile qui

giovedì 11 giugno 2009

"Host in the post": in Inghilterra la comunione arriva

Che molte chiese indipendenti di derivazione protestante usassero con disinvoltura gli strumenti del marketing per attrarre nuovi fedeli, si sapeva (c’è anche un interessante blog al riguardo e la cosa non è assolutamente da riprovare). Certo però che la trovata della Open Episcopal Church e davvero di quelle da far rimanere a bocca aperta, in tutti i sensi. La piccola (ma che nel sito ufficiale si definisce “dal grande cuore”) chiesa britannica ha infatti appena lanciato un servizio denominato «Host in the post» e che mantiene veramente ciò che promette. I fruitori (anche se sembra brutto chiamarli così) del servizio, potranno infatti comodamente riceve l’ostia per la comunione comodamente nella propria cassetta postale, senza neanche l’incomodo di doversi recare in chiesa.

I costi (che coprono esclusivamente le spese postali, visto che le ostie sono gratis) sono decisamente abbordabili: ogni settimana si pagano due sterline (2,30 euro) mentre è prevista la spedizione di un pacco contenente 500 ostie al costo di 10 sterline (11,60 euro).

Ovviamente l’iniziativa è pensata essenzialmente per coloro che sono fisicamente impossibilitati a recarsi in chiesa (specialmente malati ed anziani) anche se a priori nessuno è escluso dal servizio.

Le polemiche non sono ovviamente  mancate e non mancheranno. Il teologo scozzese John Drane ha per esempio visto nell’iniziativa una conferma della propria teoria riguardante la “McDonaldizzazione” della chiesa, su cui anni fa scrisse pure un libro. Ma almeno da Mc Donald si mangia insieme, seppure ognuno seduto al proprio tavolino, qui la privatizzazione del sacramento sembra invece aver raggiunto il proprio apice, fatta salva la buona fede dei promotori dell’iniziativa.

mercoledì 10 giugno 2009

Tony Blair e le religioni: un'iniziativa per la loro conoscenza reciproca a partire dalle scuole

Dopo il suo abbandono della politica attiva ed il suo passaggio (non è esatto parlare di conversione, come si fa invece solitamente, visto che si tratta della medesima religione) al cattolicesimo, l’ex primo ministro britannico Tony Blair sembra aver preso decisamente sul serio il suo ruolo di tessitore di dialogo tra fedi e culture.

L’ultima realizzazione della Tony Blair Faith Foundation è infatti un programma decisamente interessante e chiamato Face to Faith. "È solo parlando di diverse prospettive culturali e religiose che i giovani potranno sviluppare una maggiore consapevolezza del ruolo della fede nel mondo moderno", ha affermato Blair presentando il progetto. Il quale consentirà a bambini di tutte le etnie e religioni, grazie ad un sistema di videoconferenze, di scambiarsi opinioni sul mondo di oggi e sulla fede.

In particolare, l’iniziativa è rivolta ai bambini e ragazzi delle scuole secondarie di tutti i continenti ed ha l'obiettivo di offrire ai giovani tra gli 11 e 16 anni la possibilità di poter esplorare attraverso il dialogo il rapporto tra la fede e i temi d'attualità come la carità, la povertà, la ricchezza, l'ambiente, l'arte, l'architettura, la musica e i testi sacri. Nella giornata di ieri, in concomitanza con la presentazione del progetto, si è avuta la prima videoconferenza tra i bambini di una scuola di Bolton, nella contea del Lancashire, e i bambini di Betlemme e Nuova Delhi.

martedì 9 giugno 2009

Orvieto: al via il festival Internazionale d'Arte e Fede

Da ormai quattro anni, ad Orvieto, la settimana che precede la festività del Corpus Domini è caratterizzata da una manifestazione denominata Festival Internazionale d'Arte e Fede. Durante il festival sono proposte mostre, spettacoli, concerti, incontri, conferenze, attività incentrate sui temi dell’arte e della fede e sul rapporto tra di esse oggi, a livello erudito e popolare allo stesso tempo, con un taglio interculturale ed ecumenico.

Il ciclo di appuntamenti prende il via stasera con la presentazione del libro “Indagine su Gesù” di Antonio Socci (a cui sarà presente l’autore). Il programma del festival Internazionale d’Arte e Fede prosegue domani alle 18 presso la Nuova Biblioteca Pubblica con l’incontro con un’ospite d’eccezione, la scrittrice Susanna Tamaro che parlerà di “Parola che crea e parola creativa”.
Venerdì 12 giugno alle 17.30 in Duomo si terrà il momento celebrativo della figura di San Paolo, con l’esegesi “Damasco: l’origine dell’Evangelo Paolino della grazia” tenuta dal biblista Giuseppe Pulcinelli e a seguire la testimonianza di Claudia Koll. Da segnalare inoltre, in chiusura di rassegna, sabato 13 giugno alle 21 presso il Monastero di San Paolo ad Orvieto (sede del Gordon College), l’installazione d’arte contemporanea del pittore Bruce Herman, accompagnata da una performance teatrale-musicale diretta dalla regista americana Karin Coonrod con musiche di Paul Vasile.

lunedì 8 giugno 2009

Quando l'archeologia ha un anima: in un film la vicenda di padre Michele Piccirillo

“Quando ebbi l’incarico di girare un documentario sui mosaici della Terra Santa, la prima reazione fu di sconcerto: come raccontare quell’insieme infinito di colori, animali, uomini, padri della chiesa, simboli e divinità, – quell’incrocio senza soluzione di continuità tra paganesimo e cristianesimo? Ogni immagine raffigurata aveva una storia da raccontare. Il filo conduttore era rappresentato da Padre Michele Piccirillo, che, come un subacqueo, si era immerso per decenni in quel mondo perduto. (…) Per me, non credente, non avrei pensato che un incontro con un uomo di chiesa potesse essere tanto vivificante. C’era un momento, quando eravamo alla fine di qualche lavoro, in cui mi diceva scherzando: “Ora ti devi confessare”. Non mi sono confessato, ma credo di aver fatto qualcosa – dal mio punto di vista – di più importante: aver contribuito a mettere davanti a tanti occhi uno dei più bei momenti dell’arte cristiana, quello in cui alla raffinatissima tecnica del mosaico si unisce, deciso e inspiegabile, l’impulso verso il divino. Anche i non credenti provano emozione leggendo il Vangelo”.

Così il regista Luca Archibugi presenta il docu-film “Tessere di pace in Medio Oriente”, che illustra la trentennale attività di padre Michele Piccirillo, definito l’Indiana Jones con il saio e scomparso lo scorso anno. Ma padre Michele non è stato solo un valentissimo archeologo: si deve a lui la creazione di laboratori di restauro in cui lavorano fianco a fianco ragazzi di diversa nazionalità e religione che, come le tessere del titolo del film, compongono alla fine un disegno armonioso.

Una figura affascinante, quella di Piccirillo, che l’opera di Archibugi può contribuire a far uscire dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Se a sua volta, essa stessa, dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori riuscirà ad uscire: per ora si sa solo che verrà proiettata alla prossima edizione della Borsa mediterranea del turismo archeologico.

venerdì 5 giugno 2009

Obama all'Islam: la libertà religiosa sia reciproca (e attenzione all'intolleranza)

Un’angolazione particolare attraverso cui leggere il discorso del Cairo di Obama è quello della libertà religiosa. Il presidente americano ha offerto sì, infatti, la sua mano tesa all’islam, ma ha sottolineato con forza anche il tema della libertà di praticare in libertà la propria religione. E lo ha fatto (abilissimo anche in questo) stando attentissimo a valutare la libertà ad extra e ad intra. Ecco tre citazioni al riguardo particolarmente importanti”:

“La libertà in America è tutt'uno con la libertà di professare la propria religione. Ecco perché in ogni Stato americano c'è almeno una moschea, e complessivamente se ne contano oltre 1.200 all'interno dei nostri confini. Ecco perché il governo degli Stati Uniti si è rivolto ai tribunali per tutelare il diritto delle donne e delle giovani ragazze a indossare l'hijab e a punire coloro che vorrebbero impedirglielo”.

“L'Islam ha una fiera tradizione di tolleranza: lo vediamo nella storia dell'Andalusia e di Cordoba durante l'Inquisizione. Con i miei stessi occhi da bambino in Indonesia ho visto che i cristiani erano liberi di professare la loro fede in un Paese a stragrande maggioranza musulmana. Questo è lo spirito che ci serve oggi. I popoli di ogni Paese devono essere liberi di scegliere e praticare la loro fede sulla sola base delle loro convinzioni personali, la loro predisposizione mentale, la loro anima, il loro cuore. Questa tolleranza è essenziale perché la religione possa prosperare, ma purtroppo essa è minacciata in molteplici modi”.

“Tra alcuni musulmani predomina un'inquietante tendenza a misurare la propria fede in misura proporzionale al rigetto delle altre. La ricchezza della diversità religiosa deve essere sostenuta, invece, che si tratti dei maroniti in Libano o dei copti in Egitto. E anche le linee di demarcazione tra le varie confessioni devono essere annullate tra gli stessi musulmani, considerato che le divisioni di sunniti e sciiti hanno portato a episodi di particolare violenza, specialmente in Iraq”. Insomma, sembra dire Obama, la libertà comincia in casa propria e quello diventa il metro su cui misurare tutte le altre libertà. La storia dirà se le sue aperture avranno un seguito, ma certamente la statura morale per farle non gli manca.

giovedì 4 giugno 2009

Dio è tornato nelle librerie (e si spera non solo lì)

“God is back” (Dio è tornato): messa così sembra quasi più una minaccia che una promessa. Invece non si tratta d’altro che di una constatazione, almeno a sentire il parere di John Micklethwait, direttore del prestigiosissimo settimanale inglese The Economist. Il quale ha da poco pubblicato un libro con tale titolo che sta facendo discutere e che sul tema ha rilasciato un’intervista che uscirà sul prossimo numero di Famiglia Cristiana e il cui contenuto è stato anticipato sul sito Affari Italiani.

Tesi centrale dell’autore è che "la democrazia, il mercato, la tecnologia e la ragione, tutto ciò che si supponeva dovesse distruggere la religione, in realtà la rendono più forte. Capitalismo e religione camminano mano nella mano e si rafforzano a vicenda. Dio non è un’alternativa alla modernità, ma una risposta ad essa. In molti Paesi del mondo le Chiese utilizzano gli strumenti della modernità per prosperare e propagare il loro messaggio". Sempre a parere di Micklethwait "la religione sta giocando un ruolo sempre più importante nella vita pubblica, sociale e intellettuale. Lo si vede dappertutto: dalle banlieue di Parigi ai sobborghi di Dallas, dagli slums di San Paolo alle baraccopoli di Bombay. Lo sviluppo della cristianità in Cina, con particolare devozione alla Vergine Maria, è qualcosa di sorprendente. Tra l’altro molti leader della protesta dell’89 in piazza Tien an men si sono convertiti al cristianesimo".

Sarà interessante leggere il volume quando uscirà in traduzione italiana. Alla quale l’editore dovrà comunque trovare un altro titolo, visto che il medesimo è già stato usato per un libro uscito tempo fa e riportante le medesime tesi. Dio è ri-tornato, verrebbe da chiosare.

mercoledì 3 giugno 2009

Minareti ed altri edifici: come cambia l'architettura religiosa in un'interessante mostra svizzera

L’integrazione tra le religioni passa anche attraverso l’architettura. Lo dimostra un’originale mostra in corso in Svizzera. Intitolata "Cupola, tempio, minareto: il nuovo volto della Svizzera", l’esposizione presenta 19 edifici costruiti nella Confederazione a partire dal 1945. Come spiega Andreas Tunger-Zanetti, coordinatore del Centro per la ricerca sulle religioni dell'Università di Lucerna: “L'accettazione o il rifiuto di un edificio nasce da una combinazione di diversi fattori, oltre all'aspetto architettonico, anche il periodo storico e l'immagine della religione nella popolazione giocano un ruolo importante".

È quindi del tutto evidente, per fare un esempio, che un edificio religioso buddhista sarà accettato in un contesto urbano molto più agevolmente che un edificio islamico, come del resto dimostrano le recenti (e non sopite) polemiche sull’erigenda moschea di Genova. Polemiche non nuove, quindi, quelle relative alla visibilità degli edifici religiosi. Ma si potrebbe tranquillamente semplificare la questione definendola “polemica sull’altezza dei minareti”, perché qui sta il nocciolo del problema, ed infatti su ciò gli svizzeri saranno chiamati a referendum il prossimo novembre.

In Italia sono polemiche già viste. Per esempio quelle riguardanti la grande moschea di Roma, il cui minareto si è voluto di altezza inferiore a quello della cupola di San Pietro. Eppure (pur se datate) sono polemiche destinate certamente a ritornare a galla come un fiume carsico perché la domanda di costruzione di edifici di culto non cristiani è destinata a crescere. E con ciò è destinato a modificarsi anche lo skyline (anche religioso) delle nostre città.

lunedì 1 giugno 2009

Hijab e simboli religiosi: quando la convivenza tra le religioni diventa una tempesta in un bicchier d'acqua

Le cronache di questi ultimi giorni ci consegnano un paio di esempi attestanti quanto la coesistenza tra le religioni sia, nel nostro Paese, ancora un dente scoperto. Ma anche di come, con un po’ di buona volontà, i problemi potrebbero essere stroncati sul nascere.

Nel primo caso ci troviamo a Lugo di Romagna, la cui amministrazione comunale non ha trovato di meglio da fare che vietare qualsiasi tipo di simbologia nelle lapidi delle tombe a terra. “Via le croci dal cimitero” appare quindi un titolo un tantino esagerato (senza contare che le nuove norme comprendono anche i simboli delle altre religioni) ma contiene anche un fondo di verità. Gli amministratori locali, negando qualsiasi volontà discriminatoria nei confronti dei simboli religiosi, parlano (usando in linguaggio burocratese che andrebbe bandito per legge) di “semplici indicazioni finalizzate a omogeneizzare gli elementi cercando di limitare, per quanto possibile, l’effetto di disomogeneità”. E perché mail la “disomogeneità”, in questo caso di simboli religiosi, sarebbe un elemento di disturbo?

Nel secondo caso ci troviamo invece a Venaria Reale, in cui una bigliettaia di origini marocchine e indossante il tipico velo islamico è stata contestata da alcuni turisti e poi con una lettera inviata al quotidiano torinese La Stampa. Immediata la reazione delle colleghe che, per solidarietà, hanno indossato anch’esse il velo per un’intera giornata lavorativa. Dalle immagini sembra trattarsi dello hijab, che non copre il volto più di quanto lo faccia un abito da suora.  La reazione del direttore della Venaria è stata comunque molto ferma: “Se un'impiegata volesse stare con il volto coperto glielo impediremmo, ma indossare il velo è più che legittimo. E l'impiegata marocchina è una persona garbata, colta e che conosce quattro lingue: arabo, inglese, francese e italiano. Perfetta per lavorare a contatto con il pubblico che alla Reggia arriva da tutto il mondo”.

Mentre magari chi ha protestato, verrebbe da aggiungere, non va oltre il piemontese.