venerdì 29 gennaio 2010

Sant'Agostino: la sua vita e la sua opera domenica e lunedì in prima serata

Presso la basilica di Sant’Agostino in Roma (e dove, sennò?) è stata presentata la miniserie dedicata al santo di Ippona che Rai Uno proporrà al pubblico domenica e lunedì prossimi in prima serata. Impresa da far tremare i polsi quella di portare sul piccolo schermo la vita di colui che non è stato solo un grande santo, ma anche un filosofo e teologo che ha segnato il cammino del pensiero occidentale in maniera indelebile. La fiction è prodotta dalla Lux Vide, che ha un’indubbia esperienza nel settore, ed è interpretata da Alessandro Preziosi, il quale ha ammesso che l’interpretare il grande santo ha rappresentato per lui un’esperienza non solo professionale ma anche spirituale.

Già presentata al Papa in anteprima, la miniserie ha goduto di una recensione da parte dell’Osservatore Romano sostanzialmente positiva pur rilevando che “Agostino  emerge da questa ricostruzione più nella sua dimensione di politico che di teologo, più in quella di uomo che di sacerdote. Un taglio coraggioso, ma basato sul presupposto che il grande pubblico già conosca gli aspetti più spirituali di questa figura così amata”.

Da rimarcare le parole dette durante la presentazione dall’agostiniano Padre Vittorino Grossi: “Come disse un grande storico su Sant'Agostino "la sua esperienza siamo tutti noi". Ci ritroviamo un po' tutti nella sua storia e non posso negare che quando nel finale della proiezione ho visto quella barca di profughi mi sono commosso e ho pensato a quello che accade oggigiorno nel nostro Paese. Sant'Agostino fu un grande portatore di pace, le sue gesta e le sue parole "le guerre non si vincono con le guerre ma al tavolo delle trattative" ne sono la testimonianza. Quella che ci ha insegnato Agostino è un lezione immensa di solidarietà che ha visto nell'umile ministero di un prete la parte più importante di un'esistenza dedicata al prossimo, alla sua gente che non ha mai abbandonato neanche nel momento più difficile. Ha incarnato l'immagine di una Chiesa che tutti noi sogniamo oggi, preti e vescovi che siano vicini alle persone in difficoltà, sempre e comunque.”.

Una miniserie da seguire, quindi, se non altro per farsi un’idea.

mercoledì 27 gennaio 2010

Alzheimer e vita spirituale: uno studio italiano stabilisce una correlazione

Cosa fare per combattere l’Alzheimer, in attesa che per la diffusa malattia venga trovata una cura? Certo, ci si può affidare anche in questo caso a Google, ma esiste una cosa dagli esiti molto più certi: coltivare un’intensa vita spirituale.  Non si tratta di una boutade, bensì dei risultati cui sono giunti i ricercatori della Clinica geriatria dell’Università di Padova, dopo aver valutato i risultati dei test a cui sono stati sottoposti 64 pazienti nell’arco di 12 mesi. Il gruppo era diviso in due sottounità: la prima comprendeva gli ammalati con un basso grado di religiosità, la seconda riuniva invece quelli con un livello medio-alto di spiritualità.

Davvero interessanti i risultati cui è giunto lo studio, che conviene riportare letteralmente. "Per un anno i pazienti sono stati sottoposti a test per misurare il loro stato mentale e la loro funzionalità nelle attività quotidiane, sia quelle che permettono un primo grado di autosufficienza (vestirsi, lavarsi e mangiare da soli) sia quelle maggiormente complicate (come telefonare).

I malati del gruppo con basso livello di religiosità hanno avuto nell'anno una perdita delle capacità cognitive del 10% in più rispetto a quelli con un livello di religiosità medio-alto. Le malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer non sono guaribili, farmaci e condizioni particolari di vita possono solo rallentarne la progressione".

Il professor Enzo Manzato. Direttore della clinica geriatrica dell’Università di Padova spiega che ''gli stimoli sensoriali provenienti da una normale vita sociale rallentano il decadimento cognitivo, ma nel caso dello studio riportato sembra essere proprio la religiosità interiore quella in grado di rallentare la perdita cognitiva Non si tratta quindi di una ritualità cui si associano determinati comportamenti sociali, bensì di una vera e propria tendenza a ''credere'' in una entità spirituale''.

I risultati dello studio hanno un livello di scientificità tale che verranno pubblicati su «Current Alzheimer Research», una vera e propria “Bibbia” (una volta tanto il termine non è usato a sproposito) del settore.

lunedì 25 gennaio 2010

Al via tre nuove interessanti iniziative sul Web: le segnalazioni

La circostanza è certamente  casuale, ma a distanza di poco tempo dall’esortazione papale ad una maggiore e più proficua presenza sul Web di cui parlavamo nel post precedente, sono nate alcune iniziative di cui vale la pena dar conto.

La prima è locale, essendo sorta nella diocesi di Crema, ma i contenuti del sito promettono di essere interessanti anche per chi opera fuori dalla diocesi lombarda. A occhi aperti (questo il nome dell’iniziativa) intende essere –secondo quanto dichiarato da Christian Albini, uno dei promotori dell’iniziativa- “uno spazio libero di espressione e di confronto ecclesiale, ma anche di dialogo con chi non appartiene al mondo cattolico”.

Altro sito che ha appena preso il via è Testimoni digitali, che si propone come supporto all’omonimo convegno che si terrà a Roma nel prossimo mese di aprile. Il sito permetterà tra l’altro di conoscere e seguire in maniera approfondita e aggiornata i lavori convegnistici nei luoghi indicati nell’apposito programma, oltre che a raccogliere materiali, interventi e riflessioni attorno al tema affrontato.

L’ultimo sito da segnalare vede la luce proprio oggi e la data non è stata scelta a caso. Era il 25 gennaio 1959, infatti, quando veniva data notizia dell’indizione del Concilio Vaticano II e proprio Viva il Concilio è il nome dato al nuovo sito, promosso da vari teologi (Giacomo Canobbio, Piero Coda, Severino Dianich, Massimo Nardello, Gilles Routhier, Marco Vergottini) con il Card. Carlo Maria Martini, il Card. Roberto Tucci e Mons. Luigi Bettazzi.  Riguardo al nome, apparentemente sbarazzino, lo stesso Vergottini spiega: «Fin dall’inizio abbiamo pensato che si doveva optare per una formulazione fresca e un  po' intrigante, proprio per corrispondere al linguaggio del web. Il  nome del sito può apparire a prima vista un pò audace e gagliardo.  Tuttavia, nell’homepage spiegheremo che quel ‘viva’ è un’espressione  di ringraziamento, una memoria da onorare e una scommessa promettente per l’oggi e per il futuro della nostra Chiesa».

Auguri quindi a tutte queste iniziative che personalmente seguiremo con interesse e partecipazione.

Update: è online da oggi anche il sito di Vito Mancuso (che tra l'altro è già ricco di materiale). Tanti auguri anche a lui.

sabato 23 gennaio 2010

Il Papa: via libera ai cyber-preti nella nuova era digitale

Con un giorno di anticipo, è stato diffuso il messaggio papale per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in programma per il prossimo mese di maggio. "Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola": questo il titolo e il tema del messaggio che si contraddistingue per un’apertura di credito nei confronto dei nuovi media che era forse finora mancata.

“Con la loro diffusione - scrive Benedetto XVI - la responsabilità dell’annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace. Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi come all’inizio di una ’storia nuova’, perché, quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più egli sarà chiamato a occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola”. Tra i nuovi media il Papa cita in particolare video, animazioni, blog e siti Web, attraverso i quali "il sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l'uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale".  Interessante anche il passo in cui si parla dei cosiddetti “lontani”: "Una pastorale nel mondo digitale è chiamata a tener conto anche di quanti non credono -scrive infatti Benedetto XVI- sono sfiduciati e hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura".

Insomma, per una volta tanto il Web viene promosso “senza se e senza ma", anche se per arrivarci ci è voluto del tempo.

venerdì 22 gennaio 2010

Chi è "spirituale" è più attraente: parola di studio inglese

Volete far colpo sull’altro sesso senza perdere tempo? Ora non serve più millantare di possedere la miglior collezione di francobolli dell’orbe terracqueo. Anche vantare di essere degli chef da far impallidire Vissani e tentare così di prendere il/la vostro/a partner per la gola, è roba da secolo scorso.

Quello che ora serve, è dichiarare di avere dei forti interessi in campo spirituale. Per l’esattezza, la cosa migliore da affermare è quella di essere “spirituali, ma non religiosi”. Non è un consiglio tratto  dalla rubrica per cuori solitari di una rivista di quart’ordine, bensì il risultato ultimo di un serissimo studio condotto dal professor Constantine Sedikides, psicologo sociale dell’Università di Southampton e pubblicato sulla Personality and Social Psychology Review. Lo studio, condotto su 15.000 soggetti, ha stabilito un’evidenza fortissima tra convinzioni spirituali e attrattiva sociale. I motivi del fenomeno (diffuso soprattutto in America del Nord) non sono ancora completamente chiari. Gli esperti affermano comunque come sia probabile che chi afferma di avere forti convinzioni spirituali sia ritenuta una persona più fidata, capace di guardare oltre il proprio interesse personale e più incline della media alla monogamia.

Una considerazione a parte merita il fatto che sia meglio affermare di essere “spirituali”, piuttosto che “religiosi”. La ricerca mette in evidenza come, ai fini dell’attrattiva sociale, sia preferibile essere visti come “intrinsecamente religiosi" piuttosto che come “estrinsecamente religiosi”. D’altra parte, c’è pure il rischio di apparire come degli insopportabili dogmatici. Ecco che quindi il dichiarare di essere genericamente degli “spirituali”, può apparire un giusto equilibrio. Fatto sta che si tratta di una terminologia che sta entrando largamente in uso anche in ambienti religiosi conservatori.

E comunque, è sconsigliabile dichiarare di essere degli spirituali solo per “cuccare” di più. Anche perché si verrebbe scoperti in poco tempo.

mercoledì 20 gennaio 2010

Arvo Pärt: una rassegna romana per conoscere da vicino il grande musicista sacro

“Diario dell’anima”: non poteva esserci titolo migliore per la rassegna che dal 23 gennaio al 2 febbraio l’Auditorium di Roma dedica ad Arvo Pärt , il musicista estone che sta conquistando fasce sempre più vaste di appassionati benché la sua musica sia tutt’altro che “facile” nel senso deteriore del termine. Eppure è una musica “semplice” nel senso più nobile, visto che Pärt, come tutti gli autentici uomini spirituali, ha proceduto nel corso degli anni per sottrazione.

Forse è esagerato definirlo, come fa il comunicato dell’Auditorium, “il compositore più amato dal pubblico”, ma non lo è certamente il definirlo il maggior autore vivente di musica sacra. “Potrei paragonare – ha dichiarato una volta- la mia musica alla luce bianca, che contiene tutti i colori. Solo un prisma può dividere tutti i colori e farli apparire; questo prisma potrebbe essere lo spirito dell'ascoltatore”. Tra le sue opere, impossibile non menzionare la Summa (meditazione sul Credo, del 1978), il De Profundis (1980), lo Stabat Mater (1985) e la Passione secondo Giovanni. Le serate romane saranno arricchite dalla sua presenza, fatto più unico che raro, visto che Pärt è quanto mai restio ad apparire in pubblico. Qui uno scritto che può costituire una buona base di partenza per la conoscenza del musicista, anche se la cosa migliore è ascoltare le sue note.

domenica 17 gennaio 2010

Al via la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

Inizia oggi, per concludersi lunedì prossimo 25 gennaio, l’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Appuntamento particolarmente importante, quello di quest’anno, perché sono trascorsi cento  anni da quella Conferenza missionaria internazionale di Edimburgo che nel 1910 segno l’inizio del movimento ecumenico moderno. Si trattava di uno degli incontri organizzati dalle società missionarie delle Chiese episcopaliane ed evangeliche operanti tra i non cristiani, che si svolsero più o meno a scadenza decennale tra la fine dell’Ottocento e inizi Novecento. A Edimburgo lo scopo dell’incontro non fu solo quello di coordinare le forze, evitando inutili sovrapposizioni, migliorare la formazione dei missionari e approfondire i rapporti tra le varie missioni e i Paesi d’origine dei missionari. I delegati si trovarono a riflettere anche sul senso della missione universale della Chiesa, sul rapporto tra annuncio del Vangelo e religioni non cristiane, ma soprattutto sulla collaborazione tra cristiani di denominazioni diverse e la promozione dell’unità delle Chiese.

Tema della Settimana di quest’anno è l’intero capitolo ventiquattresimo del vangelo di Luca. “L’ascolto comune di questa pagina evangelica –affermano gli organizzatori-  può aiutarci a riscoprire il grande dono della Pasqua di cui tutti dobbiamo essere testimoni. Lo furono quelle donne, lo furono anche i due di Emmaus ed anche gli Undici. Non possiamo che metterci sulle loro orme a partire dall’obbedienza nell’ascolto. Anche noi sentiremo ardere il nostro cuore e cercheremo di tornare verso Gerusalemme per testimoniare assieme l’incontro con il Risorto. La preghiera rivolta al Padre nell’ultima cena perché i discepoli “siano una cosa sola”(Gv 17, 21) trovava concretezza nel comando che il Risorto diede loro: “Voi sarete testimoni di tutto ciò”(Lc 24, 48). A noi è chiesto di accogliere questo invito e, nell’ascolto comune del Vangelo, chiedere al Signore di aiutarci per affrettare i nostri passi verso la comunione piena.

Celebrazioni ecumeniche sono previste nel corso della Sertimana in Italia e nei vari Paesi del mondo.

sabato 16 gennaio 2010

A "Uomini e Profeti" inizia la lettura integrale e commentata della Bibbia

Domani, domenica 17 gennaio, la storica trasmissione di Radio 3 “Uomini e Profeti” condotta da Gabriella Caramore inizia un nuovo ed impegnativo ciclo di trasmissioni intitolato “Leggere la Bibbia”. Ecco come gli stessi autori presentano l’iniziativa:

“Una nuova iniziativa di Rai Radio Tre. "Uomini e Profeti", il programma dedicato all'approfondimento delle realtà e delle tematiche religiose, a partire dal prossimo 17 gennaio inaugura un nuovo spazio, "Leggere la Bibbia", che andrà in onda la domenica mattina alle 10: una lettura sistematica della Bibbia, commentata da esegeti, storici, biblisti, filosofi. L'obiettivo è quello di fornire al pubblico di Radio Tre - tra cui insegnanti, studenti, gruppi spontanei di lettura biblica, e chiunque sia comunque desideroso di conoscere il grande "alfabeto colorato" della cultura occidentale, come lo chiamava Chagall - una storia del testo biblico, della sua formazione, delle infinite interpretazioni cui ha dato luogo, partendo da una esigenza culturale, prima ancora che religiosa. Ma nello stesso tempo si vuole anche fornire un avvicinamento al problema religioso, cercando di comprendere perché intorno a questo libro si è aggregata l'identità di un popolo, da cui sono scaturite diverse tradizioni religiose. Per raggiungere questo obiettivo ci avvarremo della lettura vera e propria del testo, commentato da una pluralità di voci: ebraiche, cattoliche, protestanti, ortodosse, musulmane, laiche, proprio per dar conto di quella complessità che le interpretazioni fondamentaliste e tradizionaliste non restituiscono. Tra i commentatori: Enzo Bianchi (che fornirà anche una introduzione alla Bibbia), rav Carucci Viterbi, Piero Stefani, Daniele Garrone, Massimo Cacciari, Marinella Perroni, Paolo Ricca, Letizia Tomassone, Salvatore Natoli, Alberto Ventura e molti altri. Ma anche biblisti provenienti da aree culturali lontane dall'Europa: ad esempio dalla Cina o dall'India. Tra i lettori del testo: Ottavia Piccolo, Danilo De Girolamo, Sandro Lombardi”.

Auguri, dunque, per questa iniziativa meritoria che costituisce anche un bell’esempio di quel “servizio pubblico” di cui tanto si parla ma che raramente viene messo in pratica.

mercoledì 13 gennaio 2010

Una piccola Caramella volata nel paradiso dei cani

“Il giovane parti insieme con l'angelo e anche il cane li segui. E' una frase che sta nella Bibbia. E' una frase del libro di Tobia, nella Bibbia. (…)

Il giovane partì insieme con l'angelo e anche il cane li seguì.

In questa frase non vedete né l'angelo né il giovane: vedete solo il cane, indovinate il suo umore gioioso, lo guardate mentre segue i due invisibili: il giovane, reso invisibile dalla sua spensieratezza, e l'angelo, reso invisibile dalla sua semplicità. Il cane, sì, lo si vede. Dietro. Al seguito. Segue gli altri due. Segue le loro tracce e talora si attarda, si perde in un prato, si blocca davanti a una gallinella d'acqua o a una volpe, poi guizza via e raggiunge gli altri, s'incolla di nuovo alle falde del giovane e dell'angelo. Vagabondo, festoso. Il giovane e l'angelo camminano accanto. Forse il giovane tiene la mano dell'angelo, per guidarlo, perché l'angelo non sia troppo impacciato, lui che va nel mondo visibile come un cieco in pieno giorno. E il giovane canticchia, racconta ciò che gli passa per la testa, e l'angelo sorride, approva - e il cane sempre dietro a quei due, ora a destra, ora a sinistra.

Questo cane è nella Bibbia. Non ci sono molti cani nella Bibbia. Ci sono balene, pecore, uccelli e serpenti, ma ben pochi cani. In effetti, l'unico che conoscete è proprio questo, che scorrazza per i sentieri al seguito dei suoi due padroni: il giovane e l'angelo, il riso e il silenzio, il gioco e la grazia”.

Con queste parole di Christian Bobin tratte dal suo “Francesco e l’infinitamente piccolo”, mi piace ricordare la mia piccola cana Caramella, con cui ho convissuto per troppo poco tempo (meno di un anno) e che se n’è andata improvvisamente e forse senza soffrire. Era una cucciola gioiosa, allegra e simpaticamente dispettosa. Mi mancheranno di lei soprattutto il suo tipico scodinzolare e quel guardare di sottecchi come a dire: vedrai che ti buggero ancora un’altra volta.

Rimane il ricordo e la certezza che ci rivedremo, come dice molto bene Luise Rinser nella prefazione a “Sulla immortalità degli animali” di Eugen Drewermann: “Quando quindici anni fa il mio amatissimo cane Vanno morì io piansi molto. La mia indimenticabile amica Ingeborg mi disse allora: "Non piangere, il tuo cane adesso e presso il Grande Cane". Aveva pensato, senza saperlo, platonicamente. Io penso realisticamente e cristianamente: rivedrò il mio cane e tutti i cani della mia vita perché sono parte della mia vita, e ciò significa che verranno redenti insieme con me poiché sono immortali. Immortali grazie a ciò che ci unisce: l'atman, il divino soffio vitale”.

Arrivederci, piccola cagnetta, quando ci rivedremo sarà per sempre.

domenica 10 gennaio 2010

Giornata Mondiale del Migrante: occasione di riflessione per i fatti di Rosarno e non solo

Mentre i tragici fatti di Rosarno continuano a far discutere e a provocare polemiche nel mondo politico e non solo, un ulteriore contributo alla riflessione può provenire dalla giornata che la Chiesa cattolica celebrerà domenica prossima, 17 gennaio. Si tratta della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, giunta quest’anno alla novantaseiesima edizione e che ha una genesi particolare: fu infatti istituita da Pio X nel 1914,  all’epoca delle grandi emigrazioni italiane verso le Americhe, mentre oggi il fenomeno è completamente invertito ed è il nostro Paese ad essere diventato terra di immigrazione, come i recenti fatti di cronaca ricordano tristemente.

Tema della Giornata di quest’anno è “I migranti ed i rifugiati minorenni”, su cui si sofferma diffusamente il relativo messaggio papale in cui si  rileva tra l’altro la drammatica condizione di tanti minori “lasciati in abbandono” e “a rischio di sfruttamento” nonostante i proclami della Convenzione dei Diritti del Bambino e si  auspica una loro integrazione nei paesi ospitanti, in particolare con la frequenza scolastica e il successivo inserimento nel mondo del lavoro.

Sempre su questi temi, è da segnalare un’interessante intervista rilasciata al mensile Jesus da Monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio per i migranti. “La Chiesa è sempre stata al fianco dei migranti, soprattutto nelle condizioni di maggior vulnerabilità e debolezza, in tutte le aree del mondo, per difenderne la dignità –afferma tra l’altro il responsabile vaticano-  Nello stesso tempo ha sempre spronato le società di arrivo all’apertura nei loro confronti. Tutto ciò si è verificato, là dove ciò è stato possibile, in sinergia con le istituzioni governative e con le associazioni impegnate in tale ambito. Dove, invece, è stata necessaria la supplenza, la Chiesa ha profeticamente cercato di far fronte ad alcune sfide, in primo luogo a quella sociale-umanitaria”.

L’auspicio è che tale Giornata diventi quindi per tutti motivo di riflessione al di là delle contingenze del momento.