giovedì 5 agosto 2010

Dall'Inghilterra "Rev": l'imprevisto successo di una serie tv su un prete anglicano

Mentre in Italia siamo ancora fermi a Don Matteo alle prese con la soluzione di improbabili omicidi, in Inghilterra sta avendo un buon successo di critica e di pubblico (anche se le polemiche ovviamente non mancano) la sitcom “Rev”. Protagonista è Adam Smallbone, prete anglicano quarantenne inviato, insieme alla moglie, in un quartiere povero dell’East End londinese. I primi ad essersi stupiti del successo della serie (testimoniato dai due milioni si spettatori, tanto da averne fatto la commedia di maggio successo della Bbc) sono stati i suoi stessi ideatori, come riferisce Paola De Carolis in un articolo (non online) sul Corriere dela Sera: “Non ci avrei creduto –racconta uno di loro-. Doveva essere uno spettacolo minore, non era per niente scontato che andasse in onda”. Anche l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, a quanto pare, avrebbe espresso il suo apprezzamento per la serie tv e ringraziato il programma per “aver mostrato il continuo impegno della chiesa in zone dfficili”.

Punto di forza di “Rev” (al contrario delle sitcom “clericali” di casa nostra) sembra infatti essere la normalità delle situazioni in cui i protagonisti si vengono a trovare, mentre le medesime divengono una sorta di pretesto per affrontare le più svariate problematiche con cui possono venire alle prese un parroco e i suoi parrocchiani. Il quotidiano Il Foglio ha definito il reverendo Adam una sorta di dottor House del clero.

Chissà se la serie verrà mai trasmessa in Italia. Nel frattempo ci si può consolare (ma è una bella consolazione) con alcune puntate disponibili sul web con tanto di sottotitoli in italiano.

lunedì 2 agosto 2010

Inghilterra: pastore metodista lancia un servizio di preghiere via Twitter



“Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”. Chissà se il reverendo Tim  Ross, pastore metodista britannico con l’hobby del digitale e dell’arte contemporanea,  ha pensato a questa massima prima di lanciare il suo innovativo servizio. Come riferisce il quotidiano The Telegraph, l’inventivo Ross ha deciso infatti di utilizzare i 140 caratteri di Twitter per inviare preghiere e brevi messaggi ai suoi fedeli. I quali sono invitati a leggere i medesimi ad alta voce e quindi ad inviare una sorta di messaggio di ricevuto digitando “Amen”.

Il reverendo Ross è convinto che con questo mezzo potrà unire in preghiera cristiani provenienti dalle più svariate parti del mondo e, cosa ancor più importante, raggiungere anche coloro che normalmente non mettono mai piede in chiesa. “La percezione che si ha della Chiesa –ha dichiarato Ross- è quella di qualcosa di rugginoso che sta in edifici obsoleti e non in contatto con il mondo che la circonda: la mia è una dichiarazione che siamo disposti ad abbracciare la rivoluzione tecnologica”.

A dimostrazione della sua passione per il mondo digitale, Tim Ross ha anche un blog che ha significativamente chiamato Twenty-First Century Christian.