“Se anche il profano fosse diventato sacro? Cosa si intende allora con il concetto di sacro? In quali pratiche rituali e testi lo possiamo incontrare? Appartiene solo alla sfera religiosa o anche al mondo della moda? Poi, se il consumo è come una religione, cosa diventa luogo oppure oggetto di culto? Insomma, quali pieghe sta assumendo oggi il sacro in un mondo di culture sempre più interconnesse?”. Davvero molto ma molto interessanti queste domande. E si sa, almeno questo è il personalissimo parere del sottoscritto, le domande sono sempre più interessanti ed intriganti delle risposte. A tali quesiti cercherà di rispondere Destini del sacro. Discorso religioso e semiotica delle culture, che è il titolo del XXXV Congresso dell’Associazione Italiana di Studi Semiotici che si terrà a Reggio Emilia da oggi a domenica prossima. L’intento del congresso, come affermano gli organizzatori, è avviare un produttivo dialogo interdisciplinare, confrontando prospettive di ricerca e risultati raggiunti all’interno di ogni specifico campo di studio. Questo, dal momento che il sacro è concetto teorico, ma anche una parola ricca di significati che coinvolge pratiche rituali, compare in diversi discorsi, da quello religioso a quello politico, e viene rappresentato in varie forme d’arte.
Bhè se si assume il consumismo come religione sarebbe quella con più adepti e praticanti... basta vedere i templi (centri commerciali) come vengono frequentati...
RispondiEliminaGià, infatti si sono già registrati i pimi casi di aperture di chiese nei centri commerciali, ne ho scritto, tempo fa.
RispondiEliminaOttimo spunto: la secolarizzazione che si ammanta di sacro. In effetti, l'incarnazione non è stato proprio il contrario, il sacro che si fa profano, il separato che si immerge nella storia?
RispondiEliminaOttimo spunto anche questo. Si può "sacralizzare" la secolarizzazione? Forse si potrebbe tentare.
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